“La cultura occidentale è in crisi poiché è in crisi l’individuo occidentale. Tendenzialmente grasso, invecchiato, abitato da una chiassosa moltitudine di Io, impegnato a conservare un benessere materiale sempre più evanescente, l’uomo occidentale non sa più chi è, ma sa che ha un immenso bisogno di tecnologia e di energia”.
Sarebbe stata sufficiente questa frase a rendermi convinto e curioso, muovendomi alla lettura del libro; invece l’ho trovata praticamente alla fine del testo, nell’ultimo capitolo dal titolo “Si può fare! Una possibile conclusione”.
Il corsivo d’esordio è tratto da Per un domani, di Emanuele Saurwein. Si tratta di un libro sintetico, dove il termine, che spesso usiamo banalmente quale sinonimo di breve, conciso, essenziale, riprende il suo significato più intimo. Far sintesi è comporre, letteralmente mettere insieme e quest’opera, pur contando poco più di 100 pagine, organizza i molti, sapidi contenuti in modo rigoroso, pieno e appagante.
L’autore – un architetto – analizza tre modelli di città e, dunque, di mondi, tenendo sempre in evidenza il ruolo fondativo dell’energia. “Oggi – scrive Saurwein – siamo immersi in crisi continue (crisi economica, finanziaria, climatica, sanitaria ecc.) e ne abbiamo paura. Sbagliamo. Sebbene queste facciano parte di un’unica grande crisi strutturale e interna al sistema stesso del capitalismo e alla cultura occidentale, ne sono anche la parte vitale e rappresentano l’occasione per sviluppare nuove forme del vivere. Le crisi si confondono una nell’altra, ma tutte sono riconducibili al fabbisogno di energia primaria pro capite”.
Posando i modelli abitativi all’interno di una curva del fabbisogno energetico, Saurwein ne isola e descrive tre: Fat City (1942-1989), Fragmented City (1969-2020) e Hybrid City (2001-2050). Dei primi due offre dati ed evidenze; immergendosi nel terzo apre a scenari possibili, positivi e non.
Un esempio tratto da Fat City che mi ha particolarmente colpito? “La potenza energetica di una bomba atomica (Fat Man, modello 1561 Mk.2) – l’ordigno sganciato sulla città di Nagasaki il 9 agosto del 1945, per intenderci – per quantità d’energia (circa 65-70 TJ, dati 2002) è equiparabile a quella di un edificio medio (circa 2500 m2 di superficie, 150 kWh/m2 anno fabbisogno di energia, 50 anni di vita)”.
Organico e rigoroso, il libro conduce il lettore alla comprensione dei problemi… e alla scelta conseguente: “non dovremo rinnovare solo le nostre città, ma anche noi stessi, che è la stessa cosa”.
Un testo intrigante, scritto in modo chiaro e godibile, che si legge in due ore (parola dell’autore, che confermo), in grado di farci ragionare nel merito della “differenza tra abitare e occupare il pianeta”.
La conversione, cioè, spetta a noi esseri umani, poiché il cambiamento necessario dovrà essere interiorizzato e partecipato; se infatti immaginiamo la sola tecnologia al timone, falliremo, poiché senza un riorientamento personale “la svolta – ammonisce Saurwein – non sarà sufficiente”.
ARTICOLO DI https://ambientenonsolo.com/uomo-energia-citta/